Mentre la 70esima Mostra del cinema di Venezia chiude i battenti della competizione con il bel film “Terrazze” di Merzak Allouache, il Lido, quasi vuoto, è in attesa del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Il Capo dello Stato assisterà alla proiezione ufficiale del film fuori concorso “Che strano chiamarsi Federico”, omaggio di Ettore Scola a Federico Fellini, nel ventennale della scomparsa del regista. Il Lido ha terminato in grazia la 70esima competizione con una pellicola, accolta bene dalla stampa, che sta già facendo le congetture sul possibile vincitore del Leone d’oro. I candidati potrebbero essere il giovanissimo Xavier Dolan con il suo “Tom alla fattoria”. Bernardo Bertolucci, presidente della giuria, potrebbe così incoraggiare le nuove leve del cinema: la pellicola non è geniale, né di rottura, ma è lodevole soprattutto nel considerare che l’autore ha solo 24 anni. Altro candidato potrebbe essere “La Jalousie” di Philippe Garrel, che racconta una storia vicina alla sensibilità di Bertolucci, oppure “Ana Arabia” di Amos Gitai per il coraggioso messaggio di pacificazione tra palestinesi ed ebrei. Judi Dench potrebbe essere una candidata alla coppa Volpi come migliore attrice per “Philomena” di Stephen Frears e qualche premio, forse la fotografia, potrebbe andare a “Stray Dogs”. Tra gli italiani, è possibile che il documentario sul raccordo anulare di Roma, GRA, di Francesco Rosi sia piaciuto alla giuria, mentre Emma Dante (peccato) e Gianni Amelio probabilmente rimarranno a mani vuote. Difficile invece che “Terrazze” abbia qualche riconoscimento, anche se è un bell’affresco contemporaneo di Algeri, pennellato attraverso storie che si svolgono sulle terrazze della città nordafricana.
Il film viene scandito dalle cinque preghiere dell’islam su altrettante terrazze di cinque quartieri diversi di Algeri. C’è il boss malavitoso che truffando ha costruito un condominio nella zona importante della città e che fa torturare un uomo dai suoi sgherri. Ci sono i giovani artisti colti, emancipati e tecnologici che suonano la loro musica e che vengono spiati dalla terrazza prospicente da una ragazza, picchiata da un uomo, che potrebbe essere il marito o il fratello. C’è una donna anziana che vive in una baracca con una nipote impazzita, dopo essere stata rapita dai terroristi e un nipote drogato. C’è lo squatter che usa il suo tugurio prestandolo a gente losca, dietro compenso e c’è infine un uomo relegato in una gabbia, a cui i nipoti portano da mangiare. Quest’ultimo deve tacere quando la terrazza diventa il luogo segreto per le prediche di un imam estremista. Un film lento, “Terrazze”, ma intenso, con dei momenti di comicità notevole, che mette a nudo le contraddizioni di una città sovrappopolata, disomogenea e comunque bellissima, dove la malavita convive con la religiosità, la tecnologia e la modernità con la violenza contro le donne. Un affresco che Allouache, 69enne, arrivato ieri al Lido, si può permettere con la giusta distanza di chi vive a Parigi, dopo aver tentato inutilmente di ritornare nel proprio Paese, sconvolto a più riprese dalla violenza. Un canto nostalgico e feroce insieme, pieno di amore per la sua terra.