A Filmmaker c’è la retrospettiva su Ruth Beckermann, un occhio inquieto e profondo

Su un divano retro, davanti allo sguardo ironico e curioso di Ruth Beckermann, si siedono decine di uomini dai 16 ai 99 anni, chiamati per un casting dalla regista austriaca in una vecchia fabbrica in disuso di Vienna. Viene chiesto loro di leggere una pagina di Josephine Muztenbacher, memoir di una prostituta viennese che descrive appuntamenti erotici, fantasie sessuali che oltrepassano ogni tabù, fin quello del desiderio infantile. Uscito in forma anonima, il libro venne poi attribuito a Felix Salten, l’autore di Bambi che ispirò l’omonimo cartone animato della Disney. Pubblicato nel 1906 e subito proibito, divenne oggetto di culto kamasutrico nella Mitteleuropa che aveva accolto la nascita della psicoanalisi solo dieci anni prima con la pubblicazione de L’interpretazione dei sogni (1900) di Sigmund Freud.
Muztenbacher – così si intitola il documentario di Beckermann – è un’indagine sociologica trasversale sul tema della sessualità e della mascolinità con punte grottesche. La prima notevole immagine è quella di un signore costretto a leggere attraverso una lente d’ingrandimento i versi infuocati del testo in un sillabare dettato dalla difficoltà di mettere a fuoco, vanificando l’impeto delle parole bollenti. Sul divano si siedono i candidati a coppie o in solitaria, recitano o offrono le proprie riflessioni, arrivano a cantare il testo e a unirsi in coro in una messa boccaccesca.
Vincitore della sezione Encounters alla scorsa Berlinale, il film è uno degli appuntamenti della retrospettiva dedicata a Beckermann di Filmmaker, dal 18 al 27 novembre a Milano (al Cinema Arlecchino). L’omaggio alla regista austriaca segue il solco che in oltre quarant’anni ha portato questa rassegna a esplorare gli aspetti più visionari e avveniristici del cinema del reale. In programma 17 titoli, tra corti e lungometraggi, girati dagli anni Settanta ad oggi. Beckermann, nata a Vienna nel 1952, ha sempre portato la sua macchina da presa tra la gente, confrontandosi con l’attualità. Inizia documentando le battaglie per tenere vivo un centro culturale della città (Arena besetzt, 1977) e poi le proteste dei giovani contro l’elezione di Waldheim alla presidenza, che finiranno nel suo film più famoso Waldheims Waltzer, candidato agli Oscar nel 2019. Ha narrato negli anni il rapporto intimo e collettivo con la Memoria in Homemad(e) (2001), l’immigrazione in Those Who Go, Those Who Stay (2013), il confronto tra Paul Celan e Ingeborg Bachmann in Die Geträumten The Dreamed Ones, già vincitore di Filmmaker nel 2016; l’America trasformata dalla crisi finanziaria del 2008 e dall’elezione di Barak Obama in American Passage (2011). L’Austria, ci insegna la Storia, è un luogo da non perdere mai d’occhio. Vedi anche alla voce Ulrich Seidl.
Filmmaker
Retrospettiva Ruth
Beckermann
Milano, dal 18 al 27 novembre
filmmaker.it