Il più grande applauso è andato, durante la proiezione, al testimone di giustizia, che, murato in casa, impossibilitato a portare avanti e a far lavorare l’azienda di cui è titolare, è fiero comunque di sentirsi libero per aver denunciato i suoi estorsori.
È uno dei tanti personaggi che affollano Italy in day – Un giorno da Italiani di Gabriele Salvatores, il collage di filmati, presentato questa mattina alla Mostra del cinema di Venezia “Fuori concorso”, che gli italiani hanno realizzato dalla mezzanotte del 26 ottobre scorso fino alla stessa ora del giorno dopo sulla scia dell’operazione già realizzata da Ridley Scott con Life in a day. Immenso il materiale pervenuto al regista: 44197 video, per un totale di 2200 ore di immagini, di cui ne sono stati selezionati e montati 632 che sono andati a comporre i 75 minuti definitivi del film.
«Li ho interpretati come messaggi affidati alla bottiglia nel mare e c’era da parte nostra la responsabilità di non falsarli. L’immagine è quella di un’Italia sofferente e ferita, ma che soffre con dignità e che non ha perso il senso di tenerezza verso la vita. Questo è un Paese che ha ancora una finestra aperta sul futuro. Mi aspettavo più rabbia e invece è una rabbia più contenuta, vissuta nel personale. Vorrei che lo vedessero i politici», commenta Salvatores.
C’è grande spazio per l’affettività verso figli, anziani e animali di casa, ma ci sono anche giovani che protestano e che comunicano affranti di non poter lavorare o testimoninanze di chi non riesce a pagare le bollette a fine mese. Un Paese impoverito rispetto a dieci anni fa.
«Non ci è arrivato nessun video da parte di persone benestanti. Non sto parlando di miliardari, ma di professionisti: nessuno di loro ha sentito il bisogno di madarci un pezzo della propria vita. Quelli che hanno partecipati sono gli italiani che hanno bisogno di essere ascoltati, soprattutto chi è invisibile e non ha voce».
Un diario emotivo, in cui è stata rispettata la proporzione dei materiali arrivati. Uno spazio maggiore degli altri è dedicato al ragazzo che su un cargo pieno di containers affronta l’Atlantico per raggiungere l’America e prova un grandissimo senso di liberazione nella solitudine del mare.
«Questo ragazzo sta facendo lo stesso percorso che hanno fatto i suoi nonni un secolo prima per cercare lavoro negli Stati Uniti. Ci sono altri due racconti di viaggio: oltre a lui c’è l’astronauta Luca Parmitano e, all’opposto, è una ragazza che non riesce a uscire dal suo letto».
Nella versione italiana di Life in a day si è deciso di montare (bravissimi Massimo Fiocchi e Chiara Grizziotti) più aderente alle storie delle persone, quando invece Ridley Scott aveva seguito un stile più vicino al «videoclip», per usare le parole di Salvatores, e di conservare lo stile selfie di molti video.
«Noi abbiamo sconsigliato di mandarci messaggi di questo tipo, fatti per circolare in rete. Con Scott ci siamo sentiti per lettera, gli è piaciuta questa scelta di rimanere più attaccati alle storie delle persone piuttosto che andare per musiche e contrapposizioni di immagini».
Il risultato? Un’Italia più triste?
«No. Abbiamo dato spazio a molti giovani e molti di questi hanno voglia di reagire: una ragazza è andata a studiare a Washington ma dice “voglio vivere a Palermo, è la città dove voglio crescere i miei figli” o un ragazzo per cui la cosa più importante è imparare a cambiare i pannolini a suo figlio».
I sentimenti più diversi hanno attraversato la sala durante la proiezione: grande commozione quando la telecamera segue un medico italiano che va a operare i bambini ammalati in Iraq; vicinanza per la preghiera dei carcerati musulmani prima che sorge il sole; tenerezza per la vecchia mamma che non ricorda i nomi dei figli; simpatia per la centenaria elegantissima che gioca a carte sul tablet.
Italy in a day – un giorno da Italiani si potrà vedere nei cinema il 23 settembre e in tv il 27 settembre in prma serata su Rai Tre. Da non perdere, per commuoversi e per rimanere sorpresi.