Durante le conferenze stampa sui loro film, i fratelli Coen deviano le domande o, se rispondono, cambiano le carte in tavola, cercando di strappare una risata alla sala. E così è accaduto anche oggi dopo la proiezione di Ave, Cesare!, che inaugura la 66esima edizione della Berlinale. Joel e Ethan sono arrivati con l’aria scanzonata e la voglia di bighellonare sulle domande, spesso idiote, dei giornalisti. Contagiati dalla stessa atmosfera, c’erano Josh Brolin, Channing Tatum, Tilda Swinton, Alden Ehrenreich e George Clooney, vero mattatore dell’incontro.
Si è cominciato con i collegamenti tra la realtà e il film, che parla della Hollywood degli anni Cinquanta. Joel è laconico: “L’unico riferimento reale è la figura di Eddie Mannix – interpretata da Josh Brolin n.d.r. -, che non rispecchia però la sua personalità vera”, mentre Ethan spiega che la scena in cui Frances McDormand rischia di strozzarsi per il foulard risucchiato nella macchinetta mentre monta la pellicola, è ispirata alla fine di Isadora Duncan, morta per soffocamento: la frangia della sciarpa si era impigliata nella ruota dell’auto sulla quale viaggiava. “Questo è un fatto reale”, chiosa Ethan.
Un film nostalgico nei confronti di quel periodo, però avvelenato dal maccartismo? “Nostalgico solo per la grande accuratezza con cui venivano realizzati i film”, sottolinea Joel, mentre Ethan respinge il rimando a Barton Fink, la pellicola con cui vinsero nel 1991 la Palma d’oro a Cannes: “Non sono gli stessi anni”.
L’escalation di battute inizia sulla domanda di una giornalista polacca circa le polpettine di tacchino con cui Clooney nutre il suo cane: “Lei sta flirtando con me? Sono sposato e poi questo non è il luogo”, per poi lanciarsi nella risposta della classica domanda Come è stato lavorare con i fratelli Coen? “In realtà sono cugini primi… Ho lavorato con molti registi interessanti, Joel e Ethan sono solo alcuni di questi … Se ho detto qualcosa di carino sui Coen ero ubriaco”.
Clooney gioca con il giornalista che lo interroga sulla sua possibile fede comunista, visto che ne film viene convinto ad esserlo: “Mi appello al quinto emendamento”, mentre alla domanda: Cosa pensa del comunismo sovietico?, aggrotta la fronte e chiede a sua volta “Mi sto per caso trovando di fronte a comunista sovietica?”. Con la sala in pugno, racconta di come i Coen, nell’invitarlo a fare la parte dello sciocco, lo avessero allettato: “Abbiamo scritto la parte pensando a te”
La serietà arriva quando un giornalista chiede a Clooney se farà un film come Siriana sui punti caldi della guerra. “Le storie accadono e ci svogliono almeno due anni perché la gente le scriva. Ho pensato al Sudan e al Darfur, ma non sono capace di trovare ancora la appropriata sceneggiatura. Il mio Paese è così impegnato nella campagna politica, che sfortunatamente ci si occupa poco del mondo fuori. Non voglio sprecare un’occasione e devo cercare la giusta sceneggiatura”.
Clooney si infastidisce con chi lo sollecita a fare qualcosa per i rifugiati visto che è una personaggio pubblico e non si placa fino a che l’interlocutrice che gli ha posto la domanda non racconta quello che lei fa per i rifugiati.
Solo alla fine si arriva davvero alla politica americana. Se salisse al potere Donald Trump, non si tornerebbe all’epoca di McCarty? Ethan svia facendo il tonto: “Non vedo come le due cose possano essere collegati”, mentre Ethan aggiunge solo “Scary”, pauroso.