Coppie di piedi sgraziati, allungati, delicati o furenti esitavano a toccare terra scendendo dal letto, mentre gli elefanti avevano già fatto il bagno al buio in una pozza, e piccoli boat people egiziani trepidavano la colazione sulla barca in quel terreno oscuro che separa il giorno dalla notte. Life in a day, il primo grande esperimento di cinema collettivo, è forse una delle opere più commoventi di cui possiamo godere.
Un distillato di vita quotidiana globale, assemblato da Kevin Macdonald, la cui geniale professionalità è riuscita a trasformare in poesia 4500 ore di girato, realizzate da più di 80mila filmaker il 24 luglio 2010, in risposta all’appello via web di Ridley Scott, che l’ha prodotto con Youtube. Io ho avuto il privilegio di vederlo alla Berlinale, dove è stato proiettato dopo la prima al Sundance, con l'intervento commovente alle lacrime di alcuni protagonisti (tra cui una persona che filmava la propria malattia e che nel frattempo l'aveva sconfitta).
Ora i piedi che sbucheranno dalle trapunte saranno quelli di chi vive bellamente o malamente il nostro contradditorio Paese, perché Gabriele Salvatores selezionerà e monterà i video girati il 26 ottobre (mancano poco meno di due settimane) da telecamere, telefonini o qualsiasi altro apparecchio elettronico impugnati da persone che vivono in Italia o da italiani all’estero (devono essere caricati sulla piattaforma web Rai www.italyinaday.rai.it).
Il film, prodotto da Indiana Production e Rai Cinema, uscirà nelle sale cinematografiche e sarà trasmesso sulle reti Rai. L’enorme censimento video, come l’hanno definito gli organizzatori, ha assicurato il primo squarcio lirico grazie alla clinica Mangiagalli di Milano, l’ospedale con il reparto di neonatologia più esteso del capoluogo lombardo, che registrerà i primi vagiti laceranti di questa giornata autunnale. Si sono uniti i contributi dei soci e volontari di Emergency, WWF, Fai, Legambiente, Gruppo Abele, Slow Food Milano che pescheranno negli universi solidali, ambientalisti, animalisti, culinari e tutto quanto compone il puzzle variegato dello stivale (le associazioni che vogliono aderire possono mandare una mail a italyinaday@indianaproduction.com).
Nei novantaquattro potentissimi minuti di Life in a day Macdonald ha distillato in video le risposte alle domande che Ridley Scott aveva posto ai partecipanti: cosa ami, di che cosa hai paura, cos’hai in tasca, cosa ti fa ridere. Quale di queste questioni appagasse la donna in tuta bianca con il paracadute non ancora aperto, lanciata in una danza contro le nuvole, dove la terra è solo uno spettro, o il bimbo che veglia la madre sottoposta a chemioterapia, o il ragazzo che guarda gli iceberg, o la donna masai che indossa collane spropositate per la sua magrezza, lo decide l’emotività dello spettatore. Siamo convinti che i nostri filmaker, professionali o dilettanti, sapranno restituire un’immagine del nostro straordinario Paese migliore di quella contro cui ogni giorno ci azzanniamo.