Inizio freddo per la Berlinale che inaugura il concorso con un film ambientato al Polo. La stampa applaude solo la Binoche

di Cristina Battocletti
Inizia con un’immagine immacolata, un rivolo neve che si stacca da una parete ghiacciata per sfarinarsi in una valanga “Nadie quiere la noche”, film di Isabel Coixet che inaugura la 65esima edizione della Berlinale. È il paesaggio ghiacciato della Groenlandia, dove è ambientato il film della regista spagnola, sodale della rassegna tedesca, dove è già stata ospite sei volte, anche come membro della giuria nel 2009.
Freddissimo si intuisce il paesaggio del film, quasi come l’accoglienza che riserva la stampa alla pellicola in concorso. Coixet ha raccontato, grazie alla bravura di Juliette Binoche, la disperata corsa verso il Polo Nord di Josephine Peary, moglie di Robert, celeberrimo esploratore artico, forse il primo (anche se la storia su questo non è concorde) ad aver raggiunto la meta polare.


E’ il 1908 e vediamo Josephine, raffinatissima signora che non rinuncia agli abiti belle époque nemmeno a temperature improponibili, alle prese con la sua prima caccia all’orso. La gioia che prova non appena il sangue dell’animale colpito macchia la neve è il primo avvertimento circa la personalità della protagonista, fredda, altera, con un senso di superiorità verso la natura e la popolazione locale. Sarà questa convinzione che la porta, alle soglie dell’inverno a incaponirsi nel voler raggiungere la spedizione del marito verso il Polo, nonostante le altissime possibilità di fallire. A nulla servono gli avvertimenti della guida sul pericolo dell’impresa e la lasciano indifferente le vite sacrificate tra i membri dall’equipaggio eschimese. Sprona i cani che portano la slitta, perde la guida e alcuni animali pur di arrivare al campo estremo, dove il marito dovrebbe fare ritorno. Nella capanna trova uno dei membri dell’equipaggio, delirante e con le dita delle mane mozzate per assideramento, che il marito Robert ha lasciato senza farsi scrupoli, obnubilato dal desiderio di raggiungere la meta. Lì Josephine incontra la giovane inuit Allaka (Rinko Kikuchi), che rimarrà con lei ad aspettare Robert anche durante l’inverno, quando il sole non sorge mai. Una relazione difficile tra due donne molto diverse, legate allo stesso uomo.
“Il film è ispirato a una storia vera, ma è una storia vera”, ha raccontato Binoche, molta applaudita per l’ottima performance in conferenza stampa. “Josephine era una donna che aveva studiato, arrivata tra i ghiacci pensando di sapere tutto e di riuscire a dominare con la conoscenza gli elementi della natura. La relazione con Allaka la umanizza, perché “Nessuno vuole la notte”, come suggerisce il titolo del film. Il rapporto forzato con la giovane inuit riesce a trasformare i sentimenti iniziali di Josephine rabbia, gelosia e odio in un rapporto di solidarietà”.
Bellissima la fotografia, a discapito dei dialoghi che suonano spesso retorici e sentimentali, piuttosto inappropriati soprattutto nelle parole della ragazza eschimese. La resa del paesaggio è notevole soprattutto perché le riprese in esterno sono avvenute solo in dieci giorni in Norvegia e Bulgaria,. Molta parte delle scene è stata girata in studio a Tenerife in giugno: “Era caldissimo. Abbiamo però avuto la capacità, attraverso l’immaginazione di creare il freddo”.
Venerdì arriva il concorso una delle firme più attese, Werner Herzog, con “Queen of the desert” che vede protagonisti Nicole Kidman e James Franco. E “45 years” di Andrew Haigh con Charlotte Rampling.