Cannes ’69: applaudito “Fai bei sogni” di Bellocchio con Mastandrea che ha aperto la Quinzaine. “Mi sono preso delle libertà dal libro”

A Cannes applaudito “Fai bei sogni” di Bellocchio con Mastandrea

Il film ha aperto la Quinzaine: “Mi sono preso delle libertà dal libro”

E’ stato applaudito “Fai bei sogni” di Marco Bellocchio, tratto dall’omonimo romanzo autobiografico di Massimo Gramellini, che ha avuto l’onore di aprire la Quinzaine des Réalisateurs, sezione collaterale della 69esima edizione del festival di Cannes; forse un parziale risarcimento per non essere stato preso in Concorso. Il film è stato ben accolto dalla stampa francese: «Una bella indagine sulle emozioni che la morte suscita», ha scritto «Le figarò». Il film racconta la storia di Massimo, giornalista, la cui infanzia viene spezzata dalla morte dell’amatissima madre, provocando un vuoto tale da trasformarsi in un tarlo che lo tormenta tutta la vita.


La pellicola si sofferma molto su Massimo bambino, sulle sue reazioni agli eventi luttuosi e sulle bizzarrie cui ricorre per cercare di attirare su di sé l’attenzione del padre. Il protagonista adulto è un Valerio Mastandrea che evita con maestria l’insidiosa retorica in cui facilmente potrebbe cadere con un tema così difficile come quello della perdita prematura di un genitore. Mastandrea raffredda il protagonista con un comportamento schivo, spigoloso, disincantato ma eticamente positivo. Il calcio e l’amore per Elise (Bérénice Bejo) lo salvano dai ricordi dolcissimi e dolorosi della euforia e delle tristezze della madre.
La famiglia e la maternità sono temi cari a Bellocchio; il film d’esordio “I pugni in tasca” (1965) raccontava l’implosione della borghesia sull’Appennino piacentino, ma il regista sottolinea “mentre la madre ne “I pugni in tasca” non è amata e viene buttata dal burrone, qui la madre è santificata. Là la madre non dà nulla al figlio, qui gli dà tutto”.
Il tema della morte è ricorrente nelle opere del regista piacentino e che è stato analizzato anche dal punto di vista di esperienze personali come il suicidio del fratello gemello a 29 anni, per esempio ne “Gli occhi, la bocca” (1982) e “Sangue del mio sangue” (2015).
“Fai bei sogni” prende delle licenze dal libro e il personaggio ha ambiguità che nel romanzo non c’erano: “Questo fa parte della complessità, della ricchezza e della fragilità del protagonista, che a questo punto non è più il Massimo di Gramellini. L’episodio in cui Fabrizio Gifuni interpreta un manager di Mani Pulite è inventato, anche il report da Sarajevo è diverso. Il film ha avuto una lavorazione piuttosto elaborata di cui mi assumo tutta la responsabilità. Spero che venga capito perché i miei “L’ora di religione” “Il principe di Homburg” “Vincere” non lo sono stati”.
Il giudizio ad autunno quando sarà nelle sale.